In una nota il ministero delle Politiche
agricole comunicava alle Regioni che la ripartizione per il
cofinanziamento del Piano nazionale dei controlli sulla produttività
animale svolti dalle Associazioni Allevatori, a causa del
ridimensionamento della spesa pubblica passerebbe dagli attuali circa 22,5 milioni di euro/annui a soli 7 milioni/annui.
E questo nonostante una spesa complessiva che supera abbondantemente i 50 milioni di euro/annui.
All’immediata reazione del presidente dell’Associazione italiana allevatori (Aia), Roberto Nocentini, che in un comunicato ha espresso la grande preoccupazione per questo provvedimento convocando urgentemente il Comitato direttivo di Aia per affrontare, ha dichiarato, “quella che si prospetta come la più grave emergenza che il sistema allevatoriale abbia mai, in questi 70 anni di storia, dovuto affrontare”, si uniscono lo sconcerto e l’indignazione
del presidente e del direttore dell’Associazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna, rispettivamente Maurizio Garlappi e Claudio Bovo.
“Il taglio dei finanziamenti che dai 6,7 milioni di euro del 2012 sono passati a 2,7 milioni nel 2016 – sottolinea Maurizio Garlappi
– ha di fatto imposto una riorganizzazione di Araer che solo con
l’impegno e l’abnegazione di tutto il personale è stato possibile
attuare. Insieme con la Regione Emilia Romagna abbiamo
realizzato un progetto che ci ha permesso di continuare a essere il
punto di riferimento tecnico degli allevatori mantenendo inalterato il
livello occupazionale dei nostri dipendenti. Oggi, con
l’incomprensibile decisione del Mipaaf, il contributo pubblico si
ridurrebbe a circa 850mila euro/annui: un ulteriore taglio che decreterebbe la fine del sistema allevatori”.
“In questi ultimi anni siamo stati chiamati a un impegno gravoso che abbiamo affrontato con coraggio – gli fa eco il direttore Claudio Bovo
– perché il settore zootecnico, per la nostra regione e per l’intera
nazione, è uno dei pilastri del nostro sistema primario. Se la scure
del taglio dei finanziamenti si dovesse di nuovo abbattere su di noi
vorrebbe dire non poter realizzare i progetti che abbiamo in cantiere,
porre fine all’azione di miglioramento genetico delle razze,
abbandonare tutte le azioni a tutela della biodiversità animale che
solo noi possiamo garantire, non dare seguito anche a quei progetti sul
benessere animale e sulla sostenibilità ambientale che con sempre
maggiore determinazione la società civile richiede”.
“Non posso che auspicare un cambio di rotta, una presa di coscienza da parte del ministero per le Politiche agricole – conclude il presidente Garlappi
– affinchè possa essere scongiurata quella che purtroppo allo stato
sembra più di un’ipotesi: la morte della zootecnia italiana”.
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