mercoledì 13 agosto 2014

Coop fasulle, ora fuori tutti i nomi

La Cgil sull’operazione della Finanza che ha rivelato 900 lavoratori irregolari: «Si rendano note le ditte che li utilizzano» 
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«Bene colpire le false cooperative, ora servono i nomi». Così la Cgil interviene dopo la maxi operazione della Finanza che ha permesso di denunciare 51 persone, di scoprire 900 lavoratori irregolari, di individuare una quindicina di cooperativa fasulle e di ditte che ne facevano un uso illegale nel settore della lavorazione carni, logistica, lattiero caseario e ceramico.
«I risultati della recente operazione della Guardia di Finanza contro le false cooperative - scrivono Vanni Ficcarelli, segreteria Cgil Modena e Marco Bottura, segretario generale Flai Cgil Modena - aprono gli occhi di tutti sulla illegalità presente nel nostro territorio. Dalle indagini emerge che varie aziende del settore lavorazione delle carni, ma anche di altri settori, hanno ceduto in appalto attività lavorative e di servizio che in realtà mascheravano forme di somministrazione di manodopera illegittime. Abbiamo dunque la conferma che i soggetti imprenditoriali, a cui le imprese committenti affidavano queste attività, sono portatori di illegalità; soggetti senza storia imprenditoriale, alla cui guida vi sono in alcuni casi semplici prestanomi o addirittura

pregiudicati».«Ora però per evitare che si faccia di tutta un erba un fascio- afferma la Cgil - sarebbe auspicabile conoscere i nomi sia delle false cooperative sia dei committenti che sono coinvolti nella meritoria operazione condotta dalla Finanza. Da tempo denunciamo che il clima sopportato dai lavoratori coinvolti è di ricatto, costrizione, se non di vera e propria intimidazione. È necessario sostenere l'operato delle forze dell'ordine che si confrontano con questi fenomeni per evitare la concorrenza sleale fra imprese, la sottrazione di risorse alla collettività e sempre, alla fine, lo sfruttamento dei lavoratori». Secondo Ficcarelli e Bottura non basta la sola repressione a sanare un “sistema” ma è opportuno introdurre leggi più chiare e dei nuovi paletti: «È necessaria la consapevolezza di tutto il tessuto produttivo, economico e sociale modenese, che questa idea di sviluppo, basata sulla illegalità e sulla soppressione dei diritti dei lavoratori, porta inevitabilmente al consolidamento della criminalità organizzata nella nostra provincia. Da tempo - concludono - sosteniamo che bisogna contrastare questi fenomeni anche con leggi più chiare che facciano rientrare il lavoro dipendente in poche e chiare tipologie di lavoro. Vanno escluse dagli appalti di manodopera le attività che riguardano il ciclo produttivo delle aziende, vanno riviste le norme che permettono ai soci lavoratori di derogare le normative sui contratti di lavoro. E' necessario prevedere una normativa più severa sulla somministrazione illecita di manodopera e misure di sospensione dell'attività lavorativa». Giovanni Paglia, deputato emiliano di Sel: «L’operazione della Gdf si inserisce in un contesto di silenzio generalizzato della politica su questa piaga ed è proprio per tale motivo che ho interrogato il Governo per sapere quali iniziative intenda assumere, in termini di maggiore vigilanza e di innovazione normativa, per combattere il fenomeno delle false cooperative». 

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