lunedì 25 agosto 2014

Embargo, i timori degli allevatori feltrini

Il rischio è quello del crollo dei prezzi di vendita del latte. Donazzolo (Confagricoltura): «Saranno colpite le aziende sane»
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FELTRE. I tasselli del domino hanno già cominciato a cadere. La chiusura delle frontiere commerciali da parte della Russia nei confronti dei paesi sanzionatori si farà sentire presto anche in provincia di Belluno. Per ora si fanno i conti solo con i timori e le paure dei piccoli e medi allevatori bovini, quelli che non sarebbero in grado di sopportare un abbassamento del prezzo di vendita del latte. Ma il rischio è concreto, perché la chiusura delle frontiere porterà allo squilibrio tra domanda e offerta e al conseguente assestamento al ribasso delle cifre di compravendita.
Lo scotto da pagare potrebbe essere davvero molto alto: «Non abbiamo rassicurazioni, soltanto timori», dice Modesto De Cet, imprenditore agricolo di Feltre, «questa scelta rischia di portare a strumentalizzazioni da parte delle imprese e delle multinazionali, che potrebbero approfittare della situazione per abbassare volutamente il prezzo del latte. In fondo basta un litro in più per
scombinare i conti. Il mercato globale è strano da tempo e i giochi possibili sono talmente tanti che è difficile prevedere cosa potrà accadere. Per i prodotti che non andranno in Russia, come il Grana padano, bisognerà trovare altri sbocchi, perché il pericolo è che le forme in eccesso vadano a intasare il mercato. Tra l'altro il Grana ha un effetto trascinamento: se il prezzo sale o scende, si porta dietro anche quello di altri formaggi».
«I consumi italiani di prodotti lattiero-caseari sono fermi da tempo, per non dire in calo», prosegue l'allevatore feltrino, «l'unica speranza è che l'Italia riparta e che i consumi vadano a compensare il blocco russo. L'allevatore che ha l'occhio rivolto al domani lavora con timore e con un forte senso di incertezza, da questo punto di vista Lattebusche per la nostra provincia è una garanzia di sopravvivenza».
Diego Donazzolo, presidente di Confagricoltura e allevatore di Pedavena, allarga ancora un po' la prospettiva: «Spesso non si pensa alle conseguenze che possono avere certe scelte a livello europeo. Stiamo andando verso logiche di stravolgimento totale dell'economia. L'embargo russo ci sta facendo capire che in Italia noi imprenditori agricoli non viviamo solo di chilometro zero. Questa scelta andrà a colpire le aziende sane, che stavano reggendo la crisi».
«Mi auguro che l'Europa, che è stata la fautrice di questa situazione, abbia da parte i soldi per risarcire le imprese dei danni che subiranno da qui alla fine dell'anno», afferma Donazzolo perentorio, «non è possibile che siano le imprese esportatrici e subire gli effetti di scelte puramente politiche. La crisi, l'abbassamento dei consumi e l'attenzione agli sprechi stanno facendo collassare il mercato interno».
Un altro problema da risolvere, e in fretta, è lo smistamento dei prodotti in eccesso: «Andranno spediti altrove, ad esempio in paesi poveri», sentenzia l'imprenditore, «ma dovrà essere l'Europa a farsene carico. Per Belluno l'annata si sta annunciando dura e difficile, soprattutto per le avversità atmosferiche. Si stima una perdita produttiva in tutti i settori della campagna che potrà andare dal 35 al 40 per cento».
Le prospettive sono nefaste: «Da tempo molti paesi europei sono in sovrapproduzione. Se la situazione non dovesse cambiare, saremo invasi da prodotti esteri a prezzi bassissimi». L'ultima speranza è che l'embargo venga ritirato alla stessa velocità con cui è stato annunciato.

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