Foto tratta da "agronotizie" |
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VITERBO - Siamo un Paese che importa il 50% della carne, ma non riesce
a salvaguardare la propria zootecnia. La produzione di carne bovina - uno dei
primissimi comparti per fatturato ed indotto dell’agroalimentare italiano - è
destinata a diventare sempre più deficitaria. Lo afferma Confagricoltura, in
una lettera al Ministero delle Politiche agricole, in relazione al decreto
ministeriale in gestazione, evidenziando le preoccupazioni degli allevatori
italiani.
Il Presidente di confagricoltura Viterbo - Rieti Giuseppe Chiarini
afferma che “è’ una situazione di crisi diventata ormai insostenibile, al punto
che molti allevamenti di bovini da carne chiudono o cambiano orientamento
produttivo”; ciò è stato sottolineato dalla nota inviata al MIPAF dove si chiedono
modifiche al decreto ministeriale attualmente in discussione “Disposizioni
nazionali di applicazione del regolamento (UE) n. 1307/2013 del Parlamento
europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013”.
Lo schema di DM pone forti limitazioni alla
possibilità di poter assegnare titoli di pagamento per l’erogazione dei pagamenti diretti comunitari, per quanto previsto sui pascoli permanenti e magri dalla nuova riforma della PAC 2015/2020.
possibilità di poter assegnare titoli di pagamento per l’erogazione dei pagamenti diretti comunitari, per quanto previsto sui pascoli permanenti e magri dalla nuova riforma della PAC 2015/2020.
“La disposizione – conclude il presidente Charini - non considera le
caratteristiche del territorio nazionale, che non permettono di avere
sufficienti ettari a disposizione delle aziende zootecniche”.
Questo ha fatto sviluppare il tipo di allevamento intensivo, altamente
innovativo e sostenibile, che ci contraddistingue dal resto dell’Europa. Ad
avviso di Confagricoltura la necessità di terreno imposto dalla nuova politica
comunitaria per accedere ai pagamenti diretti comunitari (che risultano
essenziali oggi giorno per la sopravvivenza della produzione della carne bovina),
deve prevedere quindi la possibilità di utilizzare pascoli permanenti e pascoli
magri senza le restrizioni oggi inserite nello schema di DM.
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