venerdì 17 ottobre 2014

EXPO 2015: nove filiere multicolor per il made in Italy



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Nell'Expo dedicato a Nutrire il Pianeta, l'agroalimentare italiano avrà un ruolo da protagonista. Federalimentare, in collaborazione con Fiere di Parma, realizzerà un Padiglione di tre piani di quasi 2 mila metri quadrati a piano, da dedicare interamente alle aziende del comparto. Un investimento da 10 milioni di euro in parte ripagato dalle 100 aziende che già dato la loro adesione. «Il progetto non prevede attività commerciale e di vendita rivolta al pubblico, ma è stato pensato per una rilettura del made in Italy». Filippo Ferrua, presidente uscente di Federalimentare, racconta a ItaliaOggi il progetto che vuole mostrare al mondo intero come nascono e quale storia ci sia dietro ai prodotti italiani. «La progettazione è terminata, a giorni firmeremo il contratto con
Expo 2015. Il Padiglione lo realizziamo con il supporto tecnico finanziario di Fiere di Parma e attendiamo anche un contributo del Mipaaf che dovrebbe rientrare nell'accordo quadro con Expo per incentivare la presenza del food e di quella del vino». A proposito di vino, nel Padiglione di Federalimentare ci saranno nove comparti, divisi per colori, ma non ci sarà il vino. «A quello ci pensano la fiera di Verona e Vinitaly. Ma è chiaro che se un produttore di vino si presenta e ci chiede di partecipare non gli diciamo certo di no».Le presenze più significative sono quelle di lattiero-caseario, olio, cereali e dolci. Ognuno dei nove settori chiave dell'industria alimentare è caratterizzato da uno specifico colore in grado di rimandare alle specifiche attività: Bianco - latte, formaggi e derivati; Rosso - conserve vegetali; Verde - oli e condimenti; Giallo - pane, pasta, pizza e sfarinati; Rosa - carni e salumi; Azzurro - ittico; Blu - acqua e bevande; Viola - caffè, tè e coloniali; Arancione - dolci. Un viaggio che vuole portare il visitatore a comprendere il vero valore di prodotti e dei marchi italiani. «Quello che vogliamo fare non è una fiera, ma cogliere l'occasione per organizzare incontri attraverso i quali far conoscere la storia dei nostri prodotti a giornalisti e imprenditori stranieri. A questo scopo è previsto anche un massiccio programma di incoming realizzato in collaborazione con Ice», continua Ferrua. «Il padiglione sarà organizzato attraverso un percorso per ricreare la storia della aziende e delle varie filiere perché vogliamo far capire, far vedere come nascono le nostre eccellenze, come e dove vengono lavorate, qual è la vera ricetta. Vogliamo in questo modo battere il triste fenomeno dell'italian soundig». Tra le cento aziende che hanno dato la loro adesione a partecipare, ci sono anche piccole e medie imprese. «Abbiamo pensato non solo alle grandi industrie. Il modulo base, da 30 mila euro è comprensivo di tutto, dentro c'è dall'allestimento al personale alla luce. Non uno spazio vuoto, come in una fiera qualsiasi ed è un costo per sei mesi. Abbiamo fatto in modo che anche le medio piccole possano essere presenti», spiega il presidente di Federalimentare. Tutto pensato per esserci e per far crescere la fiducia in tutte le aziende. «Pensiamo che Expo possa davvero essere l'occasione per concretizzare questa auspicata ripresa. Anche sotto l'aspetto psicologico di fiducia nel futuro, che è quello che manca. I consumi non crescono nonostante gli 80 euro, ma ci dobbiamo convincere che il peggio è passato. Si può tornare a investire, e l'Expo può aiutare a creare il clima giusto». Dunque c'è tutto, sogni, futuro, e anche il progetto è terminato. Manca la ditta che lo eseguirà. «È ancora prematuro, Fiere di Parma avrà già individuato il soggetto, ma non abbiamo ancora firmato con Expo ed è presto per fare nomi».
 

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