sabato 18 ottobre 2014

Il made in Italy soffre l'embargo russo: già bruciati 33 milioni

Al danno economico si aggiunge lo scorno di una invasione di prodotti taroccati confezionati nella stessa Russia. Il made in Italy paga a cario prezzo l'embargo russo. Le imprese nostrane hanno perso, in meno di un mese, il 16,4% di export bruciando 33 milioni di fatturato.


L'agroalimentare è il settore più colpito, con un crollo del 63% dell’export a cui si aggiunge un calo del 12% dei prodotti alimentari. A fare i conti sull'impatto negativo dell’embargo scattato dal 7 agosto è uno studio presentato da Coldiretti al Forum su agricoltura e alimentazione organizzato a Cernobbio.
Il made in Italy va in rosso su tutti i principali settori. Dal tessile (-24,8%) ai mezzi di trasporto (-50,1%), dai mobili (-17,8%) ai farmaceutici (-32,3%), fino agli apparecchi elettrici (-15,9%): ovunque segni negativi. Ma è l'alimentare a pagare il conto più pesante. Un buco nero che potrebbe aggirarsi intorno ai 200 milioni di euro se si considerano le cifre esportative raggiunte nel 2013. Al danno economico si aggiunge lo scorno di una invasione di prodotti taroccati confezionati nella stessa Russia, con richiami più o meno fantasiosi al made in Italy. Dal salame Italia
alla mozzarella "Casa Italia", dalla pizza "Sono Bello Quatro formaggi" all’insalata "Buona Italia", ma anche la mortadella Milano o il parmesan Pirpacchi, è ampia la rassegna dei tarocchi made in Russia che già invadono gli scaffali dei supermercati locali.
"La situazione - denuncia Coldiretti - rischia di aggravarsi con grandi investimenti annunciati per potenziare l’industria alimentare locale". La produzione di prodotti lattiero caseari e formaggi è già aumentata del 20% negli Urali Centrali. Ma sono previsti nuovi caseifici, come quello annunciato nella regione Sverdlovsk, con un investimento di 2 milioni di rubli per coprire fabbisogni di formaggi duri e molli, dalla mozzarella al parmigiano. Nella stessa regione è in fase di sviluppo, con nuovi grandi macelli per maiali, anche l'industria della carne e dei salumi. "A potenziare la produzione del falso made in Italy non è stata però solo l’industria russa ma Paesi come Svizzera, Bielorussia, Argentina e Brasile che intanto si fanno largo sugli scaffali russi approfittando dei vuoti lasciati dai competitor colpiti da embargo - sottolinea l’organizzazione agricola - il rischio è che una volta perso lo spazio sugli scaffali, sarà difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno superate e l’embargo eliminato".
Da Cernobbio il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha annunciato una road map in cinque punti per incidere sul settore che in cima alle azioni pone "la necessità di fare una rapida valutazione su come innovare gli strumenti per fronteggiare le crisi di mercato, alla luce della vicenda dell’embargo russo". "Il secondo punto - precisa Martina - è la tracciabilità e l’etichettatura degli alimenti, tema centrale per l’Italia ma non solo". C'è poi la sfida del ricambio generazionale, tema strategico della Pac che deve essere sviluppata ulteriormente. Altro capitolo è la semplificazione su cui "la Pac è estremamente complicata« e infine »un nuovo grande piano europeo ragionato" sulla filiera del latte.

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