venerdì 31 ottobre 2014

Le stalle di montagna simbolo della voglia di non arrendersi

Foto tratta da: "Concorsofotografico.vallebrembana"
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FELTRE. Lavorare per sopravvivere, resistere per non scomparire. La Festa della vacca Bruna italiana ospitata ieri dall'azienda di Modesto De Cet ha riunito oltre 400 operatori e imprenditori agricoli attorno al tavolo delle esortazioni, in una fase storica nella quale il settore lattiero-caseario sta subendo tutto il peso della globalizzazione e le piccole aziende di montagna stanno convivendo con la paura quotidiana di essere soffocate dalla concorrenza estera. Per restare a galla non resta che aggrapparsi alla rete di produttori di latte che ancora tengono duro sulle pendici delle montagne
bellunesi, chi arroccato in quota, chi accomodato a valle. Perché avere una stalla in montagna oggi, che sia di Bruna o di Frisona, non significa soltanto ereditare il mestiere di famiglia, ma anche lottare per sopravvivere e a volte amare un territorio al punto da non volerlo condannare all'abbandono.
«Solo la grande tenacia e la convinzione di cui sono capaci gli allevatori potrà risollevarci», esclama Silvano Rauzi, il vicepresidente dell'associazione nazionale Allevatori razza Bruna nelle veci del presidente Laterza, assente per un lutto, «è vero, il mercato sta scendendo, ma segnali ci dicono che si risolleverà. Il conto arriva dove un territorio è abbandonato, ma la Bruna qui ha resistito, così come il mondo zootecnico di montagna, mentre molte altre aree sono già state smantellate. Giornate come questa portano fiducia ed entusiasmo per il futuro».
«Il settore zootecnico feltrino copre l'80 per cento del comparto bellunese», sottolinea il sindaco Paolo Perenzin, «questo ha permesso non solo il confronto industriale con l'esterno, ma anche la tutela della verginità del nostro territorio». A contribuire a questo successo è stata senz'altro anche la famiglia De Cet, che con la sua unità e la sua dedizione al lavoro ha permesso di crescere molto, fino ad arrivare a essere una delle aziende di allevamento più grandi della provincia.
Immancabile la partecipazione di Lattebusche, rappresentata da Antonio Bortoli al microfono e Augusto Guerriero in panchina. «Tutto ruota attorno alla sala di mungitura», ricorda il direttore, «questo è il punto fondamentale che determina la qualità del latte conferito alla nostra azienda». Al termine della relazioni mattutine che hanno preceduto il pranzo, Modesto ha impugnato il microfono per ricambiare ai ringraziamenti ricevuti per l'ospitata. Nel corso della festa sono stati assegnati premi ad allevatori e aziende meritevoli per qualità del latte conferito, dei dati raccolti, media dell'indice totale economico, longevità del bestiame. E non poteva mancare la sfilata delle vacche più belle, tirate a festa come tutta l'azienda di via dei Pascoli.

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