di Brescia
«Sul
tema delle quote latte e delle comunicazioni che Regione Lombardia ha
inviato nei giorni scorsi ad alcuni primi acquirenti (caseifici e
cooperative) prendo atto del fatto che il Tar di Brescia, con un decreto
depositato il 23 ottobre, ha riconosciuto che Regione Lombardia non ha
agito di propria iniziativa, né in spregio alle normative, come qualcuno
ha invece erroneamente sostenuto». Lo ha detto l’assessore regionale
all’Agricoltura Gianni Fava, con l’intenzione di porre fine ad «attacchi
speculativi e fuori fuoco contro l’Assessorato all’Agricoltura della
Lombardia sul tema delle quote latte, regime gestito con difficoltà
dallo Stato fin
dalla sua entrata in vigore». Il Tar in particolare,
riconosce quanto finora affermato dalla Regione Lombardia. «Il
provvedimento impugnato del quale si chiede l’annullamento - è scritto
nel decreto - ha la natura e il contenuto di un mero invito, rivolto ai
primi acquirenti, ad effettuare adempimenti già richiesti ai medesimi da
Agea, come riportato nella stessa nota; tale invito, a riprova di
quanto precede, non menziona neppure le somme che ciascun primo
acquirente è tenuto a versare in forza dei precedenti provvedimenti
della stessa Agea».Allevatori e Cobas arrabbiati contro la Regione
Fava fa riferimento a quel centinaio di allevatori che negli anni Novanta avevano munto o senza quote o più delle quote possedute. I soldi del latte venduto a caseifici e cooperative avrebbero dovuto essere restituiti ad Agea ma dietro la firma di una fidejussione gli allevatori — che nel frattempo avevano fatto ricorso al Tar — avevano chiesto che quei soldi andassero a loro. Per poter vivere. Per poter continuare a lavorare. Ora quei caseifici hanno dovuto ridare quei soldi ad Agea, costringendo le banche a pignorare i beni degli allevatori. Tanti dei quali saranno costretti a chiudere le stalle. Sono loro (ma anche Copagri ad esempio) che hanno accusato la Regione di forzare i tempi (cosa che non starebbe accadendo in Veneto) mentre ricordano che è ancora in corso l’inchiesta della procura di Roma sull’Agea, sulle mucche fantasma che avrebbero gonfiato a dismisura negli anni passati numero di capi bovini e latte munto. Cobas e gli storici allevatori anti-quote, sostengono che il regime delle quote latte è stata una «colossale truffa» e che l’Italia non avrebbe mai prodotto più latte del consentito.
Nessun commento:
Posta un commento