venerdì 26 dicembre 2014

Agricoltura: allarme in Emilia, chiuse 1900 aziende pesa Ucraina

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(AGI) - Roma, 26 dic. - E' allarme agricoltura in Emilia- Romagna: 'pesa' difatti sia l'anno 2014 che ha visto appesantire i conti delle aziende, che l'incognita-Russia. Da qui l'appello alla nuova giunta regionale con una 'road map' ad hoc per affrontare le emergenze dei vari settori, sia con una richiesta al Governo per interventi sulle diverse filiere. "Sono state chiuse 1.900 aziende agricole nell'ultimo anno", ricorda uno studio di Agrinsieme Emilia Romagna, che conta in regione oltre 40mila imprese associate, facendo il punto su alcuni settori strategici su cui sta pesando la crisi,dalla zootecnia alla frutticoltura, alla barbabietola. Grande allarme per il settore bieticolo-saccarifera, con la fase estiva della campagna, che e' stata caratterizzata da incessanti precipitazioni e da temperature al di sotto della media stagionale. "Le frequenti piogge durante le fasi
di raccolta e di conferimento del prodotto hanno purtroppo indotto rallentamenti nei programmi di consegna ed una conseguente maggiorazione dei costi per le aziende agricole. Nonostante queste criticita' e avversita', il risultato e' eccezionale: la barbabietola si dimostra una coltura insostituibile in Emilia Romagna e lo e' ancora di piu' alla luce delle norme sul greening previste dalla nuova Politica Agricola Comunitaria che richiedono l'avvicendamento colturale", spiega il coordinatore di Agrinsieme Emilia Romagna, Guglielmo Garagnani. "Nel 2015 la produzione frutticola e vitivinicola dovra' concentrarsi - sottolinea Carlo Piccinini, presidente di Fedagri-Confcooperative Emilia Romagna - sulla valorizzazione dei prodotti e su una commercializzazione piu' strutturata capace di competere con gli altri paesi del bacino del Mediterraneo. Tra i nodi chiave, la distribuzione, i rapporti con la GDO e la promozione dell'export: nel settore ortofrutticolo in particolare, la fase di lavorazione e trasformazione e' troppo onerosa se paragonata a quella della Spagna, causa l'alto costo del lavoro e dell'energia; servono inoltre misure concrete e coordinate come l'assicurazione del credito all'esportazione. Con una variabile da non sottovalutare: il crollo dell'export verso la Russia ha innescato effetti immediati e drammatici sull'agricoltura regionale e la crisi del rublo che si sta profilando - conclude Piccinini - rendera' sempre piu' difficile il commercio con quell'area". Netto incremento della produzione regionale del pomodoro da industria (+26 per cento rispetto all'anno precedente) su una superficie coltivata di 24.533 ettari complessivi, tuttavia la campagna 2014 si e' chiusa con un andamento stagionale altalenante che ha portato una parte del distretto ad avere basse produzioni e prezzi ancora troppo volatili. "Un'annata condizionata da maltempo e problematiche fitosanitarie e flagellata dal calo delle rese e dall'applicazione dei parametri qualitativi", spiega ancora Garagnani. Risultato: resa media per ettaro inferiore alla media triennale 2011-2013 (65,07 t/ha rispetto a 69,19 t/ha) e drastica riduzione degli introiti delle imprese agricole pari al 20%. "La trattativa con l'industria per il 2015 - incalza il Presidente di Agrinsieme - dovra' pertanto mettere al centro la scaletta dei parametri qualitativi per permettere all'agricoltore di avere un prezzo del prodotto piu' stabile". L'intero aggregato zootecnico in Emilia Romagna ha ceduto in un anno il 7,4%: un risultato - spiega lo studio - che ha comportato una flessione del 5,7% dei prezzi del bestiame vivo e le riduzioni del 9,2% dei prodotti lattiero caseari, oltre che dell'8% delle uova. I costi di allevamento hanno consentito di ridurre in parte le perdite soprattutto grazie alla flessione dei prezzi dei mangimi. Per quanto riguarda il comparto del latte ed i suoi derivati, prosegue la crisi di mercato con un calo delle quotazioni all'origine: -3,7% su base congiunturale e -0,7% su base tendenziale, principalmente a causa della debolezza persistente delle quotazioni del Parmigiano Reggiano pari ad un 15,8% in meno rispetto all'anno precedente. "Nel 2014 c'e' stato solo un lieve incremento della produzione di forme (+0,7%), ma occorre - dichiara Antonio Dosi, presidente Cia Emilia Romagna - riequilibrare l'offerta di formaggio sul mercato attuando con velocita' e rigore il trasferimento di latte ad altre destinazioni e puntando a recuperare l'insufficiente valorizzazione del prodotto oggetto di importanti flussi di esportazione". Sul trend dei consumi, "la vendita delle carni bovine in Emilia Romagna - osserva Giovanni Luppi, presidente del Distretto Nord Italia Legacoop Agroalimentare - ha subito nel 2014 una flessione del 2-3% dovuta soprattutto al consolidarsi di una dieta alimentare alternativa. Si confermano invece segnali di stabilita' nei consumi di salumi e insaccati, dove soccombe pero' il comparto piu' tradizionale a vantaggio di prodotti innovativi poveri di grassi".

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