martedì 16 dicembre 2014

Latte Firenze: Granarolo contro tutti

Per la Centrale parte male la privatizzzione: Pistoia mette in vendita la sua quota per cui si fa avanti Granarolo, ma gli altri soci si oppongono e cercano di organizzare un'offerta alternativa aggregando un numero di imprenditori locali.

 
 Fonte notizia:

Firenze È bagarre sulla privatizzazione della Mukki, la Centrale del latte di Firenze, Pistoia e Livorno, 93 milioni di fatturato nel 2013, rimasta in Italia ultima municipalizzata del settore insieme a quella di Brescia. Giocando d’anticipo sugli altri azionisti, il Comune di Pistoia ha messo in vendita la propria quota (il 18,42%) e ha stuzzicato la manifestazione d’interesse all’acquisto da parte di Granarolo, provocando, di riflesso, la frenata degli altri soci pubblici, in primis il Comune di Firenze (42,86%), convinto a dismettere ma timoroso che l’avvento del gigante della cooperazione emiliana alteri il rapporto dell’azienda con le stalle del Mugello. «Non svendiamo, vogliamo tutelare il lavoro dei dipendenti e degli allevatori, ci piace l’idea che a rilevare la Mukki sia un
fondo d’investimento alimentato da capitali locali del settore agroalimentare, banche e associazioni di categoria», ha detto il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che pensa anche ad un possibile coinvolgimento della Centrale del latte di Torino e asseconda il sentiment dei piccoli comuni mugellani dell’area metropolitana, dei produttori e delle loro associazioni, Legacoop Toscana ovviamente esclusa. Non estraneo alla partita finisce per essere, di conseguenza, un dualismo interno al centrosinistra, tra le coop rosse e i nuovi dem del premier Matteo Renzi, a cui il sindaco di Firenze è vicinissimo. Mukki, nel 2013 ebitda di 4,8 milioni di euro, Roi del 2,03%, indebitamento di 41,6 milioni e 174 dipendenti,
concentra quasi la metà della propria produzione (il 46,93% nel 2013) nelle confezioni di latte fresco e si approvvigiona di materia prima soprattutto in Toscana (il 49,2%). Dei 60-65 milioni di litri di latte che lavora annualmente, la Centrale di Firenze, Pistoia e Livorno ne ritira 30-35 da allevatori toscani e un quarto del totale, circa 15 milioni, da 29 stalle del Mugello. E’ l’eccellenza, in parte biologica. Quella che va a riempire le confezioni di Gran Selezione Mugello e Podere Centrale, che i consumatori pagano qualcosa di più al supermercato e che la Mukki paga qualcosa di più agli allevatori. A settembre azienda e produttori concordarono un prezzo di 41,9 centesimi al litro, che nei mesi successivi è stato abbassato a 39 centesimi in coincidenza con un discreto surplus produttivo, ma sulla tariffa base agli allevatori del Mugello viene concesso un premio tra i 4 e i 7 centesimi a litro, con scala decrescente in base alla presenza nel latte di quattro parametri qualitativi che sono proteine, grasso, cellule somatiche e carica batterica. E’ un sovrapprezzo che l’azienda-fattoria paga alla qualità, all’impegno e ai costi che si affrontano in questa parte aspra di Appennino, un premio senza il quale gli allevatori finirebbero fuori mercato e rischierebbero di dover chiudere le stalle. «Fare latte nel Mugello costa il doppio che in altre parti d’Italia», sostiene Remo Marchi, presidente della Cooperativa Granducato, una delle tre coop che organizzano le stalle del Mugello. «Chi glielo farà fare all’industria prossimo proprietario della Mukki di mantenere in vita un costoso tessuto di allevatori locali, quando, dal prossimo anno, con la fine del regime quote latte, potrà importare e vendere a 70 centesimi il litro? Nel Mugello sono a rischio l’eccellenza produttiva, alcune centinaia di posti di lavoro, l’abbandono dei campi e quindi la stabilità idrogeologica ». Intanto l’unico finora a mettere in vendita la propria quota in Mukki è stato il Comune di Pistoia e alla scadenza del termine per presentare le manifestazioni d’interesse all’acquisto si è presentata solo Granarolo, oltre un miliardo di fatturato, 10 stabilimenti in Italia e 2 in Francia, 2.200 dipendenti e 1.000 soci. «Non stiamo lanciando un’opa ostile su una spa quotata, siamo una grande coop che ha a cuore i produttori e paga il prezzo più alto a litro in Italia, vedrete che la gara su Mukki attirerà anche colossi come Lactalis», avverte Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo, di fronte alla levata di scudi contro l’ipotesi di cessione della Centrale toscana alla coop emiliana. A Firenze non solo il Comune lavora ad un’ipotesi alternativa. «Ci piacerebbe cedere la nostra quota ad una newco formata dagli allevatori del Mugello e altri soggetti industriali», dice Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di Commercio, che detiene l’8,07%. Della newco in fieri dovrebbe far parte il Consorzio Latte Maremma, che fattura 35 milioni con 500 quintali conferiti esclusivamente dagli allevatori associati e che si è dichiarato disponibile a partecipare ad un’operazione di acquisto della Centrale che salvi i produttori locali. E poi c’è la mugellana Fattoria il Palagiaccio, in Toscana primo produttore di latte (4 milioni di litri l’anno), che confeziona e commercializza in proprio. «Noi siamo disponibili per una public company», dice il proprietario Luigi Bolli. E il sindaco di Firenze, Nardella, pensa ad un coinvolgimento della Centrale del latte di Torino. I sindaci di Firenze e Pistoia hanno deciso venerdì sera di nominare insieme un advisor per trovare una soluzione condivisa, ma la partita è aperta. A lato, un’immagine dell’interno della Centrale del latte di Firenze, Pistoia e Livorno che opera sul mercato con il brand Mukki 1 2 Qui a lato, il presidente di Granarolo Gianpiero Calzolari (1) e Luigi Bolli (2) il più grosso produttore toscano del settore lattiero che potrebbe animare una public company per comprare la Centrale del latte di Firenze

Nessun commento:

Posta un commento