venerdì 12 dicembre 2014

Mukki Latte: vertice fra Regione e Confagricoltura. Gli allevatori vogliono garanzie per evitare l’arrivo di Granarolo

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FIRENZE –  Vertice sulla Mukki Latte, a Borgo San Lorenzo, fra l’assessore regionale all’agricoltura, Gianni Salvadori, e Giacomo Matteucci di Confagricoltura Toscana. Gli allevatori temono la vendita delle quote a Granarolo. E si battono contro questa eventualità.

«La centrale del latte Mukki è strategica per tutto il territorio del Mugello -ha sottolineato Matteucci -. Una sua dismissione  potrebbe rappresentare  la chiusura di tutta la filiera degli allevatori. Abbiamo fissato un nuovo incontro sempre a Borgo San Lorenzo il prossimo 19 dicembre con Regione, sindacati e sindaci dei comuni mugellani al quale auspichiamo possa partecipare anche del Sindaco di Firenze Dario Nardella che ci ha promesso a breve un appuntamento. Noi vogliamo tutelare il tessuto rurale del territorio e l’occupazione, non tuteliamo privilegi».

Una storia, quella della Mukki Latte, che sta creando molte discussioni e
polemiche fra gli attori coinvolti e che  ha visto anche l’attacco della Fai Cisl, attraverso il segretario Udirica Fabbri.

«La Centrale del latte deve rimanere a partecipazione pubblica- afferma con forza la Fai Cisl di Firenze e Prato – con un maggior coinvolgimento della Regione, anche attraverso Fidi toscana, qualora Pistoia volesse comunque vendere, perché la Mukki non è un carrozzone ma una partecipata “doc”, un’eccellenza dell’economia toscana. Cederla sarebbe un grave errore che né Regione né Comune di Firenze possono commettere».

Sempre secondo la segreteria della Fai, le parole sono state molte, come le dichiarazioni di non voler vendere ma poi di azioni concrete non ne sono state fatte.

«E non ci accontentiamo di dichiarazioni come ‘la Mukki non si svende’- ha continuato la Fabbri –  perché significa solo che sarà garantita una vendita a prezzi alti. Ma la Centrale non è un buono per fare cassa e non va venduta».

Una dismissione che non danneggerebbe sono il tessuto economico, cancellerebbe l’ennesima eccellenza produttiva che opera in condizioni di  virtuosità, ma anche l’impatto occupazionale sarebbe devastante. La Mukki, infatti,  garantisce il lavoro a 170 dipendenti ed ad un indotto  di circa 100 famiglie. Per tutte queste ragioni la Fai ha chiesto l’apertura di un tavolo con tutti gli attori in campo ed «invita la Regione Toscana ‘a dichiarare strategica’ la sua partecipazione nella Centrale, evitando l’ingresso di un partner privato, chiunque egli sia, che sarebbe interessato solo al marchio ed alla quota di mercato».

«E’ ormai pensiero comune infatti –continua Fabbri- che le aziende partecipate siano carrozzoni che divorano denaro pubblico, ma non è il caso della Centrale del latte. La Mukki riesce a stare su un mercato altamente concorrenziale e a competere anche con gruppi, come appunto Granarolo, 10 volte più grandi, visto che in Toscana mantiene il 40% delle quote di mercato».

Sulla questione Mukki arriva anche una mozione presentata in Consiglio Regionale dalla consigliera di Rifondazione Comunista Monica Sgherri «è un azienda strategica, un pezzo importante dell’agro alimentare toscano, della produzione e commercializzazione di latte e di derivati di qualità, che coinvolge tante aziende e centinaia di allevatori e produttori, in particolare del Mugello. Quindi la Regione agisca in prima persona, nei confronti degli enti locali coinvolti, per contribuire a dissuaderli dal procedere a dismissioni delle proprie quote societarie in Mukki e, ove questa procedura fosse messa – o già messa – in atto, a comprare essa stessa le quote messe in vendita».

No alla dismissione della Centrale del Latte anche da parte del gruppo regionale Fratelli di’Italia che in una nota stampa afferma «il governatore mostra di non avere alcuna strategia sulle società partecipate – aggiungono i tre esponenti di Fratelli d’Italia – per rispondere agli ordini di Renzi sui tagli annuncia sforbiciate a caso, senza preoccuparsi di garantire l’efficienza e il rispetto di chi opera bene. Se la Regione della sinistra avesse agito con un minimo di senno, tagliando dove noi suggeriamo da almeno dieci anni da adesso avrebbe risparmiato dieci volte tanto dei 300 milioni che è necessario tagliare nel 2015, cioè 3 miliardi di soldi dei toscani».

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