martedì 16 dicembre 2014

Semi di lino: ancora malainformazione dalla stampa quotidiana

Foto tratta da "equitando.com"
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La storia si ripete. Ancora uno studio sui benefici delle integrazioni alimentari delle lattifere ci viene proposto da una testata generalista - stavolta è di turno Il Fatto Quotidiano - come se si trattasse della panacea per una buona alimentazione umana ed animale. Oggetto del "desiderio" (di parte del mondo scientifico) sono i derivati del latte caratterizzati da alcuni valori nutraceutici di qualche interesse (ancora il Cla, acido linoleico coniugato), per giungere ai quali la dieta degli animali viene forzata, a suon di sementi. E di sementi.
In genere l'informazione che arriva ai consumatori su queste attività e su questi prodotti è la
risultante di una comunicazione scientifica che all'origine è volutamente parziale (in quanto legata a determinati interessi produttivi), che va a sommarsi alla scarsissima (per non dire nulla) preparazione dei giornalisti che si lanciano in improbabili cronache. Il risultato? La grande enfasi che viene data a prodotti che si spera abbiano vita pari a quella delle sperimentazioni stesse.
Ai consumatori una raccomandazione: guardatevi bene dai prodotti con bollini e "strilli" che enfatizzino l'alta presenza di determinati nutrienti, a meno che la conduzione degli animali non sia al pascolo: se gli animali vengono forzati ad alimentarsi troppo di sementi - in questo caso oltre al "solito" lino, c'è anche la canapa (sic!) - il sospetto deve scaturire immediato. E veniamo quindi a svelare gli "interessi" che tali ricerche possono celare. Innanzitutto quelli di molti allevatori di lattifere stabulate (vacche e capre in primis, ma anche pecore, purtroppo), che trovandosi a produrre latti di scarsissimo valore nutrizionale e non disponendo né di pascoli né di animali atti al pascolamento, hanno come ultima spiaggia, per ridare una parziale (e fittizia) dignità ai loro prodotti, la strada delle sementi estruse.
Altro paio di maniche quello dei pastori e dei vaccari (o malghesi) che, praticando una zootecnia estensiva si trovino in determinati periodi dell'anno (quando il pascolo scarseggia) a dare delle integrazioni, utili a compensare la carenza di alimentazione verde. Ma è solo dall'alimentazione verde che i nutrienti di latti e carni e dei loro derivati saranno realmente completi (non solo Cla, ma anche Omega3, betacarotene, vitamine, etc.) e utili al nostro organismo. 
Ricordatelo sempre: i ruminanti sono erbivori, e innanzitutto erba devono mangiare, meglio se fresca (diffidate anche di chi vi parla di fieni come se fossero erba, ndr). Qualche seme di tanto in tanto non guasterà, ma sempre con la dovuta parsimonia.
Tornando alla stampa generalista, se i danni di una cattiva informazione sembrerebbero di per sé bastare, ecco che a quelli stavolta si aggiunge anche la simpatica allusione che può portare qualcuno in una redazione (il titolista, che in Italia spesso titola a vanvera, ed è il caso di questo servizio del Fatto Quotidiano) a parlare di "formaggio da sballo" se alle capre viene somministrato qualche seme di canapa. L'idea balzana di fare ironia si scontra col dovere di fare informazione, che ancora una volta - siamo in Italia! - è largamente disatteso.
Una volta tanto concedete, cari lettori, un po' d'ironia anche a noi: stavolta pare che qualcuno del Fatto si sia Strafatto. Di qualche parola in troppa libertà. Il consumatore consapevole sappia giostrarsi anche di fronte a questi ostacoli, figli di pressappochismo e scarsa professionalità.
Chi volesse saperne di più della ricerca in questione, condotta dal Cnr, clicchi anche qui. Poi il formaggio lo compri dai pastori però.

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