Valdicecina, pecore, maialini e mucche sotto l'assedio dei lupi: è una mattanza“
Fonte notizia:
Nuove mattanze nel volterrano ed
in tutta la Val di Cecina. Situazione sempre più esplosiva tra gli allevatori
inermi, indifesi e rassegnati di fronte ai raid, sempre più frequenti, di veri
e propri branchi di lupi ormai abituati a spingersi fino sotto l’uscio di casa
anche durante le ore del giorno. Tra i bersagli preferiti le pecore dei tanti
greggi che popolano le aree rurali della zona, ma anche, e questa è una novità,
maialini. Diversi quelli 'spariti'. E’ ancora Coldiretti Pisa a farsi portavoce
della rabbia degli allevatori ma anche a rilanciare l’urgenza di trovare un
equilibrio tra una specie bellissima e
protetta e le aziende agricole situate
nelle zone montane e collinari che rischiano di questo passo l’estinzione. Non
ci sono solo i lupi, anche l’altra fauna, quella formata da cinghiali e
caprioli, costituisce una minaccia per la biodiversità agricola del territorio.
“La proliferazione di animali selvatici, dai lupi ai cinghiali, non
adeguatamente gestita con misure di contenimento, sta compromettendo la
presenza ed il lavoro dell’uomo in molte aree interne rurali”: lo dice senza
rigiri di parole Aniello Ascolese, direttore provinciale Coldiretti. “Qui non è
solo un problema di risarcimenti dei danni subiti dagli allevatori, ma di
sopravvivenza delle imprese agricole che non sono più in grado, in queste
condizioni, di rispettare gli impegni produttivi nei confronti degli
acquirenti; la normale programmazione aziendale è saltata. Agli animali uccisi
si aggiungono, infatti, i danni indotti agli altri animali dal terrore e dallo
stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e
numerosi aborti negli animali sopravvissuti”. Secondo Coldiretti sono stati,
nel 2013, almeno 700 le pecore uccise dai lupi senza contare puledri, bovini.
Si preannuncia pesantissimo il bilancio anche per il 2014: “E’ indispensabile -
spiega ancora Ascolese - trovare un giusto equilibrio, affinché questa
convivenza forzata tra gli animali selvatici e l’uomo non porti all’abbandono dell’attività
di allevamento. In tal caso, non sarebbero solo gli allevatori a perderci, ma
l’intera comunità poiché gli allevatori, attraverso la loro opera, conservano e
valorizzano la montagna e la sua vitalità. Sono proprio queste aziende
zootecniche, ubicate in aree marginali che presentano terreni poco adatti a
trasformazioni colturali alternative, che mantengono vive le comunità locali
generando una risorsa economica, in termini produttivi e di lavoro, altrimenti
inesistente”.
Dopo un periodo nel quale la specie dei lupi era in via di estinzione in molte
aree d’Italia, a seguito degli interventi di ripopolamento, attualmente la
presenza del lupo è stimata in ben oltre il migliaio di animali, ricomparsi
anche in molte zone in cui non erano più presenti da circa un secolo.
Coldiretti, pur riconoscendo l’impegno della Regione Toscana che attraverso la
recente approvazione del decreto n.4433 del 7 ottobre, ha previsto un
importante impiego di risorse per attivare un sistema di risarcimento dei danni
in tempi ristretti, garantendo il reintegro della perdita subita
dall’allevatore, sottolinea “l’esigenza di mettere in campo misure di
contenimento della specie, anche attraverso il trasferimento in altre aree non
antropizzate di parte degli esemplari in sovrannumero. Senza l’adozione di
misure attive - conclude Fabrizio Filippi, presidente provinciale Coldiretti -
si rischia di aumentare la conflittualità e con essa gli ingiustificabili atti
di intolleranza a cui si è, purtroppo, assistito in altre parti del territorio
regionale”.
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