domenica 16 novembre 2014

Alle nuove vie della seta ormai va il vento della fortuna

Pare che questo trend si concretizzi ormai in qualcosa di più di una semplice speranza. Dopo il successo del vertice APEC (l’Asia Pacific Economic Cooperation) che raggruppa i leader delle 21 economie che si affacciano sul Pacifico e altri 17 leader regionali svoltosi in Cina con la partecipazione della Russia, all’orizzonte si profila un nuovo promettente progetto legato al futuro economico eurasiatico.

Fonte notizia:

Sto parlando delle “ nuove Vie della Seta”, ma anche di un nuovo concetto di fare business nel cuore dell'Eurasia, con il sostegno dell'Unione Economia Euroasiatica (Russia, Bielorussia, Kazakhstan e Armenia), che prende il via il primo gennaio 2015.
Al fine di silurare il progetto del secolo, Obama ha riunito i rappresentanti di 12 paesi presso l'ambasciata americana a Pechino, tentando di assicurare il loro supporto all’idea alternativa di una zona di libero scambio regionale, la Trans Pacific Partnership (Tpp), che esclude la Russia e la Cina.

Alla fine, pero’, i paesi Apec hanno approvato la zona di
libero scambio sostenuta da Pechino pronta ad investire circa 140 miliardi dollari in vari progetti di ampio respiro.
La strategia è quella di creare un mercato che unisce i 3 miliardi di persone e copre il territorio dal Mar Baltico al sud-est asiatico.
Essendo il ponte principale tra l'Asia e l'Europa, la Russia è una delle regioni chiave della nuova rete. Non a caso, il sostegno della Russia di Putin è stato decisivo per la vittoria delle "Vie della Seta" (ferrovie ad alta velocità, oleodotti, porti). Il progetto e’ chiamato a collegare, ad un livello d’interazione qualitativamente nuovo, la Cina, la Russia e gli altri paesi dell'Europa occidentale e del Mediterraneo con un apposito terminale a Venezia.
Grazie ad un nuovo accordo energetico firmato a Pechino la Siberia si prendera’ l’impegno di fornire per la prima volta più gas alla Cina che in Europa, assicurando in tal modo la competitività delle economie dell’Asia-Pacifico.
E come Mosca vede nuovi approcci alla cooperazione economica a livello europeo e, in senso più ampio, – sul mercato eurasiatico, con il sostegno del neonato Unione eurasiatica? Ad esprimere la sua opinione su questo importante aspetto e’ stato uno dei protagonisti della Russia di oggi, ossia Igor Sechin, presidente di Rosneft - la più grande compagnia petrolifera al mondo. L’occasione è stata il III Forum eurasiatico, Innovazione e Internazionalizzazione, svoltosi a Verona, che rimane l’unico appuntamento di incontro fra rappresentanti del mondo istituzionale, politico ed economico di Italia, Russia, Kazakistan, Armenia, Ucraina, Azerbaigian e Cina. In una sorta di preludio al vertice APEC, Il Forum eurasiatico si e’ svolto con l’auspicio di sopprimere le sanzioni occidentali contro Mosca, che vanno in netto contrasto anche con lo spirito delle nuove “Vie della Seta”.
Partendo dall’ idea fondamentale che la cooperazione tra la Russia e l'Europa ha i suoi vantaggi naturali, Sechin ha ricordato alcuni fatti importanti:
Le forniture di petrolio russo verso l'Europa lo scorso anno sono stati pari a 178 milioni di tonnellate. E’ quasi il 38% del totale delle importazioni nette europei. La Russia fornisce inoltre all'Europa circa 35 milioni di tonnellate di gasolio, che è l'85% delle importazioni di questo tipo di carburante. L'introduzione di sanzioni contro il petrolio russo potrebbe peggiorare la condizione delle raffinerie europee e portare alla chiusura di molti di essi.
A questo punto, è il momento di passare a nuove forme di collaborazione e di cooperazione nel settore dell'energia, che prediligano un approccio integrato. I temi chiave in questo caso sono la sicurezza energetica, il collegamento reciproco degli interessi dei fornitori e consumatori. In economia e’ largamente noto il concetto del "Vento in poppa" che deve garantire una crescita rapida. ‘Vento della fortuna per la nostra cooperazione, secondo il presidente di Rosneft - vuol dire le sinergie naturali che collegano la nostre economie, le nostre potenzialita’ e il nostro business’.
Abbiamo creduto nella Russia piu’ di 50 anni fa, anzi, 60 anni, e continiamo a crederci”. Cosi’ ha parlato al Forum di Verona Paolo Clerici, presidente e amministratore delegato di Coeclerici S.p.A. che ha avuto l’esclusiva del carbone russo per oltre 30 anni.
Quest’anno festeggiamo i primi cinquant’anni del nostro primo ufficio a Mosca. La nostra azienda si propone di raddoppiare la produzione con investimenti di circa 100 milioni di dollari. Le sanzioni non risolvono i problemi politici, anzi, aggravano i problemi economici.
A confermarlo sono le ultime statistiche: l’embargo russo, conseguenza delle sanzioni decise dall’Unione Europea nei confronti della Federazione Russa, ha colpito il Made in Italy, che in meno di un mese, fra agosto e settembre, ha perso il 16,4%, pari a 33 milioni di euro. L’agroalimentare e’ il settore piu’ colpito: -63% le esportazioni agricole, -12% il calo degli alimentari (fonte Coldiretti). In proiezione, le perdite nell’arco dei 12 mesi potrebbero arrivare a 200 milioni di euro. Il Made in Italy agroalimentare viene sostituito con produzioni locali? Talvolta anche a rischio in Italian sounding, con richiami cioe’ a veri prodotti italiani. Il comparto lattiero caseario ha registrato un aumento delle produzioni nella zona degli Urali Centrali del 20%, mentre sono in fase di realizzazione nuovi casefici, con investimenti di 2 milioni di rubli nella regione Sverdlovsk per formaggi a pasta dura, a pasta molle e mozzarella.
I settori piu’ penalizzati sono l’ortofrutta, che nel 2013 ha esportato per 72 milioni di euro, le carni (61 milioni), latte, formaggi e derivati (45 milioni). Solo le due grandi Dop casearie, Grana Padano e Parmigiano-Reggiano hanno perso 15 milioni.
Risultano ampiamente insufficienti i 344 milioni di euro finora stanziati a livello comunitario per sostenere la crisi nell’ortofrutta e nel lattiero caseario.
Il Made in Italy soffre anche nel comparto tessile (-24,8%), mezzi di trasporto (-50,1%), mobili (-17,8%), farmaceutici (-32,3%), apparecchi elettrici (-15,9%).
“I paesi dell'UE potrebbero perdere circa un trilione di euro, se porteranno avanti la politica delle sanzioni contro la Russia, lo ha detto consigliere del presidente russo, Sergei Glasiev. Nel contempo Washington ha definito le sanzioni contro Mosca ‘non efficienti”.
Ma c'è qualche alternativa ragionevole a questo triste scenario di un suicidio collettivo dell'Europa? Sembrerebbe di si. L'Europa dovrebbe tornare a ragionare e a far si che siano i venti prosperi dell’integrazione eurasiatica a spingere la sua nave. In caso contrario, l'Unione Europea in tandem con gli Stati Uniti non potrà fare altro che trovarsi con un pugno di mosche "sulle coste impoverite dell'Oceano Atlantico."
Per saperne di più: http://italian.ruvr.ru/2014_11_14/Alle-nuove-vie-della-seta-ormai-va-il-vento-della-fortuna-6584/

Nessun commento:

Posta un commento