martedì 18 novembre 2014

Gli allevatori svizzeri sotto l'attacco di scienza e animalisti

Foto tratta da: "lifeandtravel.com"
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Tempi duri per gli allevatori svizzeri di vacche da latte, da alcune settimane nella morsa di un duplice attacco: quello del mondo scientifico - intenzionato a introdurre il Gps per il controllo delle mandrie al pascolo - e quello di sedicenti animalisti che rivendicano il diritto di sapere cosa sia bene (quasi nulla, si sa) e cosa no nell'allevamento di animali da reddito. In entrambi i casi le intenzioni, le rivendicazioni e le accuse rivolte agli allevatori toccano questioni poco o per nulla modificabili nell'esercizio delle pratiche di conduzione delle aziende tradizionali, per cui gli interessati, prontamente e fermamente hanno risposto picche ai promotori delle due istanze.
La prima questione, avanzata dal Politecnico Federale di
Zurigo, segue un poco credibile studio (ne abbiamo parlato qui, qualche settimana fa) secondo cui i campanacci sarebbero dannosi per i bovini. A questa presa di posizione di parte del mondo scientifico ha risposto, all'inizio della scorsa settimana, una interpellanza parlamentare presentata al Palazzo Federale di Berna dal consigliere nazionale liberal-radicale Jacques Bourgeois, primo di ventotto firmatari dell'iniziativa, che solleva non pochi dubbi sull'attendibilità di tale ricerca. Riferendosi al costo dello studio, il documento chiede "se gli autori conoscano la realtà e la pratica degli allevatori che si occupano del benessere del loro bestiame", contestando poi l'introduzione del Gps se non altro perché "in alcune regioni la mancanza di copertura di rete potrebbe impedire al dispositivo di emettere il segnale".
Nella sua risposta, pubblicata giovedì 13, il Governo svizzero ha affermato di non volersi esprimere "sulla fondatezza dello studio", e di non voler intervenire infrangendo i "principi di libertà di insegnamento e di ricerca". Proseguendo nella sua replica, il Consiglio federale ha tenuto a precisare che tra le missioni della ricerca è compreso l'obiettivo di "preparare il terreno al dibattito sociale" e che "la ricerca sulle pratiche di allevamento ha contribuito negli ultimi trent'anni al miglioramento del benessere degli animali richiesto dalla società".
Intervenendo sulla disputa attraverso un sondaggio pubblicato nella stessa giornata di giovedì, il quotidiano online Tco (Portale del Ticino) ha rivelato la forte propensione dei propri lettori a mantenere lo status quo. I campanacci non sarebbero in discussione per il 65% di quanti hanno risposto, che si è detto certo che il tradizionale strumento per individuare il bestiame non dia fastidio né alle vacche né agli esseri umani; il 78% inoltre non li vieterebbe, mentre il 66% giudica il sistema basato sulla tecnologia Gps una complicazione inutile. Il 50% ha inoltre ha espresso un parere nettamente negativo su questo genere di studi scientifici.
Ferma risposta contro gli animalisti
 Infine, sul fronte dell'animalismo militante, che martedì 4 si era espresso duramente attraverso Manuele Bertoli (nella foto), leader del movimento "Offensiva animalista" (le tesi sono quelle invalse anche nel nostro Paese, largamente poco attendibili e indiscriminate: leggi qui), l’Unione Contadini Ticinesi e la Federazione Ticinese Produttori di Latte hanno replicato fermamente: “Il latte è uno degli alimenti fondamentali della nutrizione umana, proprio perché ricco di sostanze nutritive necessarie nelle differenti fasi di crescita e sviluppo dell’essere umano. Alimento peraltro raccomandato dalle associazioni di peso nell’ambito della nutrizione umana, tra le quali la Asn (Assicurazione Sanitaria Svizzera) o l’Ufficio Federale delle Sanità Pubblica".
In particolare le due associazioni hanno contestato la tesi degli animalisti, secondo cui “i Paesi con il più alto consumo di prodotti caseari sono anche quelli in cui si riscontra la percentuale più alta di casi di osteoporosi, cancro alla prostata, diabete”, asserendo che anche “nei Paesi con il più alto tasso di alfabetizzazione al mondo si riscontra la percentuale più alta di casi di osteoporosi, cancro alla prostata, diabete. Non per questo ci sentiamo di sconsigliare a tutti di andare a scuola per prevenire queste gravissime malattie!”
La deliziosa considerazione tornerà utile anche da noi per zittire i più esaltati tra quelli che si oppongono al mondo dell'allevamento a prescindere dalla pratica zootecnica adottata (intensiva ed estensiva: due mondi ben diversi!, ndr). Ancora una volta c'è da chiedersi se il fare di tutta l'erba un fascio possa giovare al dibattito e alla civile convivenza e dove altrimenti possa portare la logica della più cieca e sterile contrapposizione.

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