martedì 25 novembre 2014

Sicilia: il cartello delle industrie strangola il mondo dei pastori

Foto tratta da: "costierabarocca.it"
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Se la Sardegna pastorale da qualche settimana sorride, con il prezzo del latte ovino schizzato oltre la quota di un euro al litro, lo stesso non si può dire per l'altra grande isola del nostro Paese. In Sicilia infatti, «a fronte di un costo di produzione che supera gli 80 centesimi, il prezzo fissato dalle industrie oscilla tra i 64 e i 74 cent, Iva inclusa». A denunciarlo è
Alessandro Chiarelli, presidente della Coldiretti regionale, che non perde tempo e va subito al nocciolo della questione: «Ogni anno», aggiunge il numero uno della prima confederazione agricola siciliana, «arrivano sull’isola tonnellate di cagliate, di preparati, di formaggi spalmabili. Ed è grave che alcune industrie di caseificazione scelgano di utilizzare materie prime straniere, confezionando all’esterno prodotti che poi vendono in Sicilia» e producendo ufficialmente e in larga parte formaggi "tipici siciliani.
«Il latte ovino, da troppo tempo», prosegue Chiarelli, «è sottopagato da un cartello di caseificatori che non permettono né di valorizzare la produzione né di contribuire all’economia». E così, quelli che storicamente sono stati tra i protagonisti della scena produttiva del settore primario siciliano, producendo una buona parte dei Formaggi Storici Siciliani, oggi rischiano di scomparire, vedendo assottigliarsi - anno dopo anno - il loro numero, a causa di una concorrenza sleale che in altri Paesi è severamente sanzionata dalle autorità competenti.
I dati presentati ufficialmente dalla confederazione agricola sono impietosi: in tre anni gli allevamenti dell'isola hanno perduto oltre 112mila capi ovini da latte. Dai 723mila del 2011 si è passati a poco più dei 611mila del 2013, e per l'anno in corso c'è il forte timore che il fenomeno possa continuare. L'anno scorso la zootecnia siciliana registrò un decremento di circa 84 milioni di euro e un aumento dell’importazione di latte e formaggi del 5% rispetto all’anno precedente. In una regione che produce appena un quarto di quanto consuma, e che non riesce a vendere tutto ciò che di autentico produce, vedendosi spesso costretta a vendere latte e formaggi fuori dai propri confini.
Sulla questione Chiarelli ha richiesto un incontro con il governatore Crocetta, il quale non più tardi di due anni fa rimase inerme di fronte ai gravi tagli che resero marginale l'attività del CoRFiLaC (Consorzio Ricerca Filiera Lattiero-Casearia) di Ragusa. Staremo a vedere se e quanto il governo della Sicilia ha a cuore una delle principali realtà del mondo agricolo regionale. Basterebbe poco davvero, se solo esistesse la volontà di intervenire.

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