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La relazione, che si basa su un sondaggio di Ipsos MORI, rivela come
comunemente si pensi che sia il trasporto il più grande colpevole del riscaldamento globale. Ma non è così. La produzione di bestiame è la più grande fonte dei due dei gas serra più potenti, il metano e il protossido di azoto.
Il primo deriva dalla digestione dei ruminanti come mucche, pecore e
capre. Il secondo, invece, è prodotto dal letame e dai fertilizzanti
usati per la coltivazione dei mangimi.
L'allevamento produce anche grandi quantità di biossido di carbonio, derivanti dal taglio delle foreste per convertire i terreni a pascolo e a colture per i mangimi. Come se questo non bastasse, entro il 2050 il consumo mondiale di carne e quello di prodotti lattiero-caseari aumenteranno rispettivamente del 76 per cento e del 65 per cento se paragonati a quelli del 2005-2007.
"Come previsto, i risultati hanno dimostrato una chiara mancanza di consapevolezza : il riconoscimento del ruolo del settore zootecnico nel contribuire al cambiamento climatico è stato nettamente inferiore a quello di tutti gli altri settori esaminati. A livello globale, le persone hanno individuato i trasporti come una delle principali cause del cambiamento climatico", ha affermato Rob Bailey, autore dello studio.
Allora, perché non è stato fatto nulla per affrontare questa problematica climatica?
I prossimi 12 mesi saranno decisivi per lo sforzo globale di
contenimento dei cambiamenti climatici. I governi si riuniranno a Parigi
per un nuovo accordo per limitare il riscaldamento a non più di due gradi Celsius. E le attuali tendenze alimentari sono semplicemente incompatibili con questo obiettivo. Roberta Ragni
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