sabato 1 novembre 2014

Nel nord Italia crescita frenata nel primo semestre, ma forte slancio per la seconda parte del 2014

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Il primo semestre dell’anno delle imprese agroindustriali del Nord Italia si è chiuso con dati positivi, ma si è caratterizzato per una “crescita frenata” rispetto al 2013, a causa di alcune difficoltà che coinvolgono in modo trasversale l’intero comparto – una fra tutte l’embargo dei prodotti italiani da parte della Russia. Nonostante ciò, gli imprenditori sono ottimisti sulle attese per i mesi che portano alla chiusura d'anno: quasi il 30% degli interpellati prevede un aumento del fatturato, per il 25% ci sarà un incremento degli ordini dal mercato domestico e oltre il 23% ritiene cresceranno anche gli ordinativi dall’estero.
Sono questi i risultati dell'indagine realizzata da Community Media Research e promossa da FriulAdria in collaborazione con Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Ersa (Agenzia Regionale per lo Sviluppo Rurale) e Regione Veneto. Il Monitor sulle imprese agroindustriali del Nord Italia, attivato
con l'obiettivo di studiare il settore e individuare le strategie per supportarne lo sviluppo, si è svolto ad ottobre su un campione di 1.128 imprese appartenenti ai comparti della lavorazione delle carni, lavorazione del pesce, frutta-ortaggi, bevande, lattiero-caseario, prodotti da forno, con sede in Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna.
Per quanto riguarda le previsioni del secondo semestre dell'anno, gli imprenditori sono ottimisti sui fatturati: il saldo d'opinione - la differenza tra chi ha dichiarato un incremento e chi ha espresso una diminuzione - si attesta infatti a +16. Le imprese di piccole dimensioni (meno di 9 addetti) hanno aspettative positive (+6,1), ma sono soprattutto le grandi (oltre i 50 addetti) a contribuire alla crescita (con un saldo del +35,1) e i settori più promettenti sono quelli della lavorazione di frutta e ortaggi (+23,9) e quello degli altri prodotti alimentari (+18,6). Tra le regioni più fiduciose primeggiano Veneto (+19,8) e Emilia Romagna (+20,3), l'unica a distinguersi per una prospettiva leggermente negativa è il Friuli Venezia Giulia (-4,6).
L'occupazione è prevista stabile dall'84,4% degli interpellati: le imprese tendono ancora a non sbilanciarsi, nonostante gli aumenti previsti per i fatturati.
Il trend appare positivo anche per gli ordinativi, sia dall'estero (+15), che dal mercato domestico (+15,7, dato che sale al +32,9 per le imprese di grandi dimensioni), ad indicare che gli imprenditori sembrano individuare qualche chance di risalita dei consumi interni. In tutte le regioni si segnalano esiti positivi con un picco in Veneto (il cui saldo si attesta a +22,4), tranne in Friuli Venezia Giulia che presenta un saldo pari a -2,4.
Seppure con qualche cautela, anche le prospettive degli investimenti evidenziano un esito positivo (+10,5, in linea con quello del semestre precedente pari a +9,8), ma è ancora modesta la quantità d'imprese disposta a rilanciare il proprio sviluppo.
L'indicatore di fiducia (fatturato, livelli occupazionali, acquisizione di nuovi ordini, ordinativi dall'estero, investimenti) mette in luce come il 29,4% delle imprese agroindustriali del Nord mostri un orientamento “ottimista”, il 60,2% di “stabilità” e il 10,4% di “pessimismo” (saldo: +19). Le più fiduciose sono le imprese più grandi (oltre 50 addetti: saldo +29,3), del Veneto (+29,2) e del settore della lavorazione frutta e ortaggi (+34,5), le più aperte ai mercati esteri (+33,2) e quelle con performance positive nel primo semestre. Viceversa, le meno ottimiste sono le più piccole (fino a 9 addetti: saldo +7,5), del Friuli Venezia Giulia (-7,7), del settore del lattiero-caseario (+10,2) che operano esclusivamente sul mercato domestico (+10,6).
Nella prima metà del 2014 il processo di crescita delle aziende prese in esame ha registrato un rallentamento, determinato da una diminuzione delle aziende che segnalano andamenti positivi. Il saldo sul fatturato è pari a -1,2 (era a +6,6 per il consuntivo del 2013), con un 25,6% di aziende che segnala una dinamica di crescita e un 47,6% di stabilità, contro un 26,8% in diminuzione. La dimensione d'impresa e l'apertura sui mercati esteri costituiscono, in generale, le due variabili che discriminano il risultato economico delle realtà agroindustriali. Le più piccole (fino a 9 addetti) evidenziano un saldo negativo per il primo semestre (-10,3), dato che migliora al crescere della struttura fino a giungere a +9,8 per le colleghe con più di 50 occupati. Allo stesso modo quanto maggiore è la possibilità di accedere ai mercati esteri, tanto più le performance economiche sono positive: il saldo di quante operano esclusivamente sul mercato domestico è pari a -18,3, viceversa quante in modo più “sostenuto” salgono a +24,2. Trentino Alto Adige (con un saldo di +15,7 rispetto al 2013) e Veneto (+11,0) registrano le performance migliori, Liguria (-7,0) e Friuli Venezia Giulia (-27,9) evidenziano invece indicatori problematici. Per quanto riguarda i settori, raccolgono un fatturato più cospicuo gli altri prodotti alimentari (+10,7), la lavorazione della frutta e ortaggi (+8,4) e le bevande (+7,4).
“Mi sembra che la dinamica del fatturato risulti più favorevole con il crescere della classe dimensionale delle imprese interpellate – ha osservato Marialuisa Coppola, assessore all'Economia e sviluppo del Veneto -. Ne risulta, quindi, la validità di nuove forme associative, come le reti di impresa, quali elementi fondamentali per superare i limiti dimensionali ridotti della singola azienda e possano garantire maggiore solidità e capacità finanziaria”.

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