sabato 20 settembre 2014

Controlli funzionali sulla zootecnia, la Lombardia: non accettiamo l'elemosina

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 MILANO - «Siamo partiti in grande affanno sulla Pac, con la prospettiva di una riduzione dei contributi del 55 per cento dei pagamenti diretti per la Lombardia. Siamo riusciti, per la prima volta, a compattare il Nord e a ottenere il miglior risultato possibile, compatibilmente con una riforma che è stata gestita con superficialità a Bruxelles. La prevalenza sugli aiuti accoppiati alla zootecnia era uno degli obiettivi che ci eravamo prefissati e lo abbiamo centrato. E per la prima volta dall'istituzione delle Regioni, la Lombardia ha portato a casa più risorse sul Secondo pilastro». Lo ha detto 
l'assessore all'Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, partecipando, ieri 18 settembre, al convegno di Coldiretti Brescia sul tema “Nuova Pac: evoluzione e scelte nazionali”, al Centro Fiera del Garda di Montichiari (Brescia).
NESSUNA ELEMOSINA Nel negoziato, ha rimarcato Fava di fronte a una sala gremita, «la Lombardia ha pesato per quello che rappresenta; significa essere l'agricoltura di questo Paese, con il 42 per cento del latte, del riso, dei suini e della carne bovina». Rimane aperta, ora, la trattativa sulle ripartizioni dei fondi per i controlli funzionali in zootecnia: «Il tavolo tecnico è saltato. Ma è finita l'epoca delle intese in favore di non si sa chi. La Lombardia rappresenta il 43 per cento dei controlli funzionali: non vogliamo, per senso di responsabilità nei confronti di altre realtà, un riconoscimento pari al 43 per cento effettivo delle risorse nazionali, ma deve essere chiaro non accetterò mai che agli allevatori lombardi venga assegnata un'elemosina al 23 per cento, come è stato prospettato».
IMPRESE VOGLIONO INVESTIRE Fava ha ricordato anche gli sforzi compiuti direttamente a Bruxelles per ottenere le risorse necessarie a erogare l'indennità compensativa per l'agricoltura di montagna. «Abbiamo fatto i salti mortali - ha spiegato - perché i fondi erano esauriti. E questo perché in Lombardia le imprese agricole hanno ancora voglia di investire».

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