mercoledì 3 settembre 2014

Pecore e capre, no al microchip

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In Francia molti allevatori di pecore e capre non vogliono saperne di applicare ai loro animali i microchip elettronici. La battaglia va avanti anche a colpi di vertenze legali e una coppia di allevatori ha recentemente vinto una causa contro il prefetto di Grenoble, che aveva decretato la cancellazione dei fondi europei e il pagamento di una multa.
Con l'obiettivo di tenere gli animali sotto controllo medico e per tracciare la catena alimentare, da quattro anni le autorità francesi hanno imposto l'obbligo del microchip, che però molti piccoli imprenditori rifiutano, considerandolo inutile.
I dati ufficiali del governo dicono che un quarto dei 5.200 allevamenti controllati nel 2011 non era in regola.
Ma anche diversi esperti sostengono che le malattie non dipendono dalla mancata tracciabilità degli animali: i problemi sono quelli della concentrazione industriale, dell'abbassamento delle difese immunitarie, dei sistemi di riproduzione molto selettivi, della resistenza agli antibiotici. E c'è anche un aspetto che va al di là di quello strettamente scientifico. Secondo gli allevatori, non c'è bisogno di un software che dica come stanno gli animali e che cosa devono mangiare: essi vivono insieme alle loro bestie, le osservano e intuiscono al volo i problemi.
Infine, enormi interessi economici sono in gioco: basti pensare che l'azienda francese Chevillot-Allflex domina questo mercato, che è in piena espansione. In dieci anni il suo fatturato è raddoppiato a 70 milioni di euro, il 79% del quale derivante dall'export.

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